martedì 14 agosto 2018

L'ANNO IN CUI IMPARAI A RACCONTARE STORIE

Un romanzo letto d'un fiato: dopo le prime pagine non ho potuto richiuderlo se non al termine. Vuoi l'ambientazione bucolica e la vita contadina che mi hanno rapito e portata in un mondo lento, autentico e ricco dei profumi della terra, vuoi il racconto di Annabell, la protagonista, una via di mezzo tra un diario personale e un romanzo giallo, la storia mi ha presa e accompagnata in Pennsylvania negli anni '40 dove mi sono trovata circondata da boschi, valli e ho gustato la vita semplice, ma pur sempre affaccendata, di una piccola comunità americana.
L'autrice Lauren Wolk ha il dono di una scrittura delicata e coinvolgente, nonché l'attenzione ai dettagli e a parentesi descrittive che non appesantiscono la narrazione, anzi, le danno sapore e calano le azioni nel loro contesto. L'anno in cui imparai a raccontare storie, come scrive l'editore, è una sintesi perfetta di avventura, suspance e impegno civile che dà voce ad una protagonista semplice e coraggiosa, anche se ha solo dodici anni.

Lauren Wolk, L’anno in cui imparai a raccontare storie (trad. di Alessandro Peroni), Salani Editore 2018

A cavallo tra le due guerre, che tristemente hanno segnato la storia del '900, Annabelle, una ragazzina di dodici anni di una piccola città della Pennsylvania, è alle prese con tali cambiamenti che faranno girare la sua stabile vita come una trottola. 

[...] non soltanto perché la guerra aveva trascinato il mondo intero in una violenta rissa, ma per via della ragazza dal cuore malvagio che arrivò sulle nostre colline, cambiando tutto. p. 9
 Nell'autunno del 1943 arriva Betty Glengarry a Raccoon Creek . Si vocifera che la piccola Betty sia stata mandata in campagna dai suoi nonni perché è una ragazzina incorregibile. Betty, in effetti sarà un tormento sia per Annabell e i suoi due fratelli Henry e James, e sia per l'intera comunità. A scuola, lungo il percorso da scuola a casa Betty minaccia, picchia e gioca crudeli tranelli. Ed è proprio questo incontro fortuito e nefasto che darà una spinta alla crescita della piccola dodicenne della Pennsylvania. 

L'anno in cui compii dodici anni imparai che quello che dicevo e facevo era importante. Capii che non sarei potuta diventare dodicenne senza darmi da fare, cioè senza trovare il mio posto. p.10
E Annabell trova il suo posto con la semplicità di una ragazzina in erba che a differenza dei grandi crede a ciò che sente e non a ciò che appare. Una serie di incidenti colpiscono dapprima Ruth, amica e compagna di classe di Annabell, e poi suo fratello minore James, incidenti che Betty manipola a suo piacimento incolpando lo strambo personaggio di Toby, reduce di guerra, che dal suo rientro vaga per le colline indossando una lunga cerata nera e tre fucili in spalla. La storia prende delle pieghe ancor peggiori quando la stessa Betty scompare e tutta la comunità è presa dalle ricerche della ragazzina e del suo ipotetico rapitore. Annabell, che si trova alle prese con una situazione apparentemente ingarbugliata, emotivamente coivolta tra la sua istintiva simpatia per Toby e l'ambiguità del suo rapporto con la sua nuova compagna di scuola, fa delle scelte, delle scelte che la portano a seguire l'istinto e il buon senso anziché i luoghi comuni e le apparenze delle "evidenze dei fatti". Annabell crede nella verità e nella possibilità di spiegare gli eventi. 
Guardai in faccia mia madre. «Non mi pare un segno di qualcosa che non capiamo. Toby ha i suoi motivi per comportarsi così, e io non penso affatto che sia strano per questo. E se lo è, lo sono anch'io, e lo sei pure tu». p.214  
Ha fiducia nella giustizia e cerca soluzioni anche creative per raggiungerla, raccontando bugie o storie - riprendendo il titolo - e creandone delle nuove. I suoi ragionamenti e la sua capacità di mettere insieme i pezzi del puzzle, come una piccola Sherlock Holmes, riescono a districare la vicenda sino all'amara conclusione.
Alla fine, però, Annabell ha imparato che quello che dice e fa è importante e può aiutare o distruggere la vita di qualcun altro. 

Mio padre guardò prima mia madre e poi me con gli occhi pieni di domande. E adesso cosa facciamo? Come facciamo a saper cosa fare?                                                         Me lo chiedevo anche io. Ma sapevo che non potevamo stare un minuto di più senza fare niente. Sapevo che non avrei potuto crescere e vivere una lunga vita con la consapevolezza di non aver fatto tutto il possibile. E dovevo farlo subito. Prima che diventasse inutile. pp. 252
Sarà proprio la sua intraprendenza la chiave di svolta della narrazione. Peccato che al suo termine sia Betty che Toby, due personaggi profondamente diversi, ma per destino legati, lasciano la scena ancor prima di averli potuti conoscere meglio e più a fondo. La consolazione però è offerta dall'equilibrio ristabilito e dalla nuova consapevolezza di Annabell:
[...]guadagnarmi la mia fetta di autorità e la possibilità di contare qualcosa.

Questo libro ha fatto parte della mia lista dei libri da leggere fino a qualche giorno fa. Avevo letto delle recenzioni e ero stata incuriosita molto dalla storia e soprattutto dal titolo. In realtà, come ho potuto constatare al termine della lettura, il titolo è stato modificato rispetto all'originale Wolf Hollow, la Conca dei lupi, nome della valle in cui si svolge gran parte della storia narrata. Sembrerebbe che il titolo italiano voglia giocare sul doppio significato del termine "storie". La parola "storie", infatti, è ambivalente e, a seconda dei contesti, potrebbe significare "racconti" oppure "bugie"- in effetti la protagonista è un po' ossessionata dalla divieto di non raccontare bugie. Probabilmente la scelta del titolo vuole essere evocativa di entrambe le possibilità, anche perché nel raccontare delle bugie si creano necessariamente nuove storie. Anche se sulle bugie  ho una mia personale visione che forse racconterò con il post La lingua di Ana..

Dato che molti critici hanno descritto la protagonista una Huckleberry Finn in gonnella, nonché hanno definito il romanzo un erede de Il buio oltre la siepe, dedicherò le prossime settimane alla loro lettura.


Buona lettura e al prossimo libro!



 
 












Nessun commento:

Posta un commento