Martin Pollack, PAESAGGI CONTAMINATI. Per una nuova mappa della memoria in Europa. Quando paesaggi idilliaci celano oscuri segreti, Traduzione di Melissa Maggioni, Kelelr editore, Rovereto, 2016
"Paesaggio". Questo termine suscita in noi per lo più sentimenti positivi ed emozioni piacevoli [...] immaginiamo prati e boschi, meandri di fiumi e ruscelli, forre selvagge e dorsali verdi non ancora rovinati senza alcun rispetto o addirittura distrutti irrevocabilmente dall'operato dell'uomo.
Così Martin Pollack, giornalista e scrittore austriaco, apre il suo libro di viaggio ma anche saggio e reportage sull'Europa del Novecento. I paesaggi narrati in queste pagine sono quelli della sua infanzia, dei frutteti, dei campi e dei boschi del Burgernland meridionale, ma anche quelli dei Balcani, della Polonia, dei Paesi Baltici, dell' Ucraina e della Bielorussia dove si sono compiuti alcuni tra i più efferati crimini del Nazismo.
Per anni ho associato al paesaggio della mia prima infanzia tutti i ricordi più belli, finché non ho cominciato a confrontarmi con la mia storia familiare: in quel momento mi resi conto che avevo idealizzato le cose per la totale mancanza di conoscenze. (intervista a Panorama)
Il paesaggio da caro, rassicurante e "innocente" assume, nel corso della narrazione, le sue specificità, riacquista la sua dimensione storica e antropica.
Il paesaggio che noi conosciamo è sempre segnato e modellato dall'uomo. p.10
Infatti, se andiamo alla sua etimologia, che deriva dal francese paysage a sua volta legato a paese, esso ha chiaramente una connotazione di carattere antropico.
Forma e struttura del paesaggio, dunque scaturiscono da un'intensa stratificazione di cause e avvenimenti storici che si sono vicendevolmente intrecciati nei secoli, imprimendo ad un determinato territorio una particolare specificità. P. Rossi, Compendio di Geogrefia generale, 2010, p.164
Il termine paesaggio è stato centrale negli studi geografici del Diciannovesimo secolo e soprattutto negli studi del nazionalsocialismo. Geografi e storici, riporta l'autore, si sono impegnati a sottolineare nei loro scritti la differenza motivata dalla razza tra l'uomo tedesco e i vicini slavi: i primi plasmerebbero il paesaggio con spirito creatore, mentre i secondi, pigri e deboli, dimorano inoperosi in zone selvagge, sterili e paludose. Come conseguenza delle teorie sulla razza, che molto risentirono del pensiero dell'evoluzionismo sociale, il popolo più "avanzato e civilizzato" deve svolgere una missione di educazione.
Agli occhi dei pianificatori nazisti del paesaggio, che con la teoria aprivano la strada alle conquiste, i paesaggi dell'Europa dell'Est erano diventati incolti e devastati da uno sfruttamento incontrollato a causa delle mancanze culturali e civili delle popolazioni che ci vivevano [...] p. 18
La missione del nazionalsocialismo si concretizzò dunque in espulsioni e genocidi nell' Europa.
L'autore attraversa quelle che sono state definite le bloodlands - le terre insanguinate - a causa delle politiche di Hitler e Stalin.
Arriva a Kurapaty, in Bielorussa, a 30 chilometri da Minsk, dove, tra il 1937 e il 1941, si ritiene siano stati fucilati e sotterrati dagli uomini del Commissariato del popolo sovietico 250mila tra intellettuali e patrioti bielorussi. Si spinge a Bikernieki, ad est di Riga, in Lettonia, dove, tra il 1941 e il 1944, squadracce di Ss lettoni massacrarono tra 35 mila e 46mila ebrei, prigionieri di guerra e partigiani. Ritorna indietro, nel Kocevski rog, in Slovenia, dove “i colpevoli hanno reso complice il paesaggio: (dove) le foibe profonde e lontane hanno permesso loro di far sparire i morti con tanta facilità che si è quasi tentati di parlare di una complicità del paesaggio”. (I “PAESAGGI CONTAMINATI” DAI BLACK-OUT DELLA STORIA IL TRENTINO, 23 gennaio 2016, Paolo Piffer)
Questo viaggio-reportage, narrato in prima persona, dove i ricordi dell'infanzia dell'autore si mescolano con le scoperte dei massacri lì compiuti e sepolti dal manto dell'oblio e dell'omertà, restituisce - come dice lo stesso sottotitolo - una nuova mappa della memoria dell'Europa.
Pollack vuole ricordare al lettore come boschi, orti e frutteti siano cresciuti, nell'ultimo mezzo secolo, sopra innumeri fosse comuni di senza nome.
Quanti dei nostri segreti dimenticati sono marciti per sempre sottoterra!
Non solo la terra, ma anche i fiumi e i laghi sono diventati luoghi dell'oblio della violenza.
[...] il bacino del Danubio rassomigli a una fossa comune. [...] è impossibile contare quanti scheletri serbi, ungheresi, ebrei, tedeschi riposino nelle profondità del Danubio. p.70Il libro Paesaggi contaminati è un'occasione di riflessione e di conoscenza di un tema importante della nostra storia più recente, non a caso rientra nella collana Razione K che raccoglie i reportage della Keller dedicati a temi importanti dell'attualità.
"Piccoli oggetti di sopravvivenza così come lo sono le Razioni K per i militari".
