lunedì 8 gennaio 2018

FESTINA LENTE: AFFRETTATI CON LENTEZZA

L'anno nuovo ha fatto già il suo ingresso e, come spesso accade, a lui sono stati affidati i nostri sogni e desideri non ancora realizzati. C'è chi con l'anno nuovo pianifica ed organizza la propria vita in vista degli obiettivi da raggiungere e chi, invece, lascia che gli eventi facciano da soli il proprio corso. 
Ma come la pensavano gli antichi e gli uomini del Rinascimento a tal proposito? Quanto delegavano alla Fortuna o al Caso la riuscita dei propri obiettivi e quanto alla propria capacità di agire?

Come sempre è stato un libro a darmi una nuova visione. Il libro in questione è Misteri pagani nel Rinascimento di Robert Wind, un libro appuntato molti mesi fa nella mia lista Libri da leggere, e che si sta dimostrando uno strumento fondamentale per approfondire l'arte e la cultura italiana del '500.
Questo post, però, è dedicato ad un solo capitolo del libro - Capitolo 6 - o meglio ad una manciata di pagine di questo.



Il titolo stesso del capitolo in questione è eloquente:  La maturità è tutto. Non è di certo la maturità scolastica, né la maturità degli anni l'oggetto, quanto la maturità intesa come l'essere maturi, l'essere pronti. Per che cosa? Ci si chiede. Bene, la maturità per agire e concretizzare i nostri desideri.
L'uomo di ogni tempo si è interrogato su come rendere le proprie azioni decisive e limitarne quelle vane e inutili. Di ciò racconta anche Aulo Gellio in Notti Attiche, scrittore romano del II secolo d.C. , che attribuiva all'imperatore Augusto il motto festina lente
Scrive a tal proposito Maria Beatrice Bongiovanni, docente di storia dell'arte presso l'Università La Sapienza di Roma :
Si trattava di un invito morale e politico: la frase è basata sull'ossimoro che unisce i movimenti opposti dell'affrettarsi e del muoversi con lentezza, una frase con cui Augusto ammoniva i suoi generali affinché agissero allo stesso tempo con tempestività e prudenza.
L'imperatore, infatti, considerava la maturità una saggia combinazione di rapidità e di pazienza: lasciarsi andare all'azione, ma mantenendo il controllo su di sè. 
Durante il Rinascimento, quando la riflessione sulla lingua divenne centrale negli studi, proprio per la riscoperta dei testi antichi, l'attenzione cadde sul significato dell'avverbio latino mature. 
Il motto festina lente, "affrettati lentamente", divenne così la massima universale per descrivere un atteggiamento saggio e maturo per l'azione. 
Non solo gli scrittori si cimentarono nello studio ed approfondimento del motto agusteo, ma anche gli artisti che riuscirono a rendere la medesima idea ossimorica in una illimitata varietà di immagini.

Emblema Aldino, Festina lente
L'immagine di un àncora con il delfino, connubio perfetto tra movimento e fermezza, fu proposta come marca tipografica da Aldo Manuzio il Vecchio, a partire dalla pubblicazione dei Poetae Christiani del 1502. Lo stesso emblema si ritrova anche su delle monete imperiali, in qualità di signum in onore a Nettuno: un aureo e un denario argenteo di Tito del 79-80 d.C., due denarî argentei di Domiziano dell' 81 d.C.
Il motto in connessione con l'emblema viene trattato negli Adagia di Erasmo da Rotterdam pubblicati per la seconda volta a Venezia da Aldo Manuzio nel 1508.

Xilografia dall'Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio Sr., 1499 
Velocitatem sedendo, tarditatem tempera surgendo

Nel Hypnerotomachia Poliphili, romanzo allegorico pubblicato da Aldo Manunzio il Vecchio nel 1499, il motto del festina lente viene raffigurato con una donna seduta mentre la gamba sinistra è in atto di alzarsi e, in opposizione significativa, tiene nella mano destra due ali mentre nella mano sinistra una tartaruga, da cui la frase velocitatem sedendo, tarditatem tempera surgendo. Un vero rebus visivo che rende l'idea del bilanciamento delle due forze. 
 L'unione dei contrari è qui espressa sotto forma di messaggio cifrato che utilizza una stravagante contrapposizione rendendo memorabile l'immagine. (E.Wind 1958)
Altre immagini celebri possono essere rintracciate in un affresco a monocromo della scuola di Mantegna presso il Museo di Palazzo San Sebastiano, a Mantova.

Occasio e Poenitentia , Scuola Andre Mantegna, 1500.

Qui una mobile figura del Caso con le ali ai piedi su una sfera in movimento, invita un giovane ad afferrarla al volo. Dientro il giovane, una figura quieta e stabile, come dimostra anche il blocco di pietra che la sorregge, immagine della Saggezza, frena l'impazienza del giovane pronto a seguire il Caso. Il giovane è posto sotto la protezione della virtù moderatrice per eccellenza, che gli tocca il petto per suggerire al cuore cosa fare, mentre la divinità veloce, anch'essa amica, lo invita alla velocità. L'azione è al tempo stesso impaziente e ferma, incarnando appieno il motto festina lente.

L'emblema della tartaruga con la vela di Cosimo I de' Medici

Un'altra celebre rappresentazione è quella che si può vedere a Firenze nella Sala degli Elementi affrescata da Giorgio Vasari per celebrare le imprese di Cosimo I de' Medici. Anche in questo caso l'immagine ha il carattere ossimorico del motto che la sostiene: una tartaruga con una vela gonfia sul suo guscio. L’immagine divenne il simbolo della flotta medicea, che doveva incarnare in sè la tranquillità della tartaruga, dal passo lento e misurato, e al contempo la velocità e la potenza di una vela gonfia.

Queste e le innumerevoli altre combinazioni emblematiche adottate per rappresentare il felice motto augusteo, hanno tutte lo stesso messaggio: la maturità si raggiunge mediante una crescita di forza in cui rapidità e fermezza si sviluppino di pari passo. (E. Wind 1958)

Ho voluto dedicare questa breve ricerca a tutti coloro che nel momento dell'agire non sanno o non hanno saputo se ascoltare l'impulso o attendere.. Beh, di sicuro ogni situazione necessita di un agire differente, ma non dimentichiamoci che solo quando un frutto è maturo può essere gustato pienamente.

Buon anno nuovo a tutti!



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