venerdì 19 agosto 2022

AL CORPO NON SI COMANDA #2: Epigenetica e Psiconeuroendocrinoimmunologia di Francesco Bottaccioli

EPIGENETICA e PSICONEUROENDOCRINOIMMUNOLOGIA - SIPNEI

Il saggio che vi presento oggi è, come dice il titolo, una vera rivoluzione nel panorama delle scienze e dell'arte della medicina generale. La prospettiva adottata vede l'uomo come un sistema integrato dove le dimensioni culturale, sociale ed emotiva comunicano con quella biologica influenzandosi vicendevolmente.

Purtroppo la gestione pandemica e la sua ridondante narrazione mediatica ci hanno fatto sprofondare ad un livello inferiore e mai conosciuto nella scala evolutiva umana: da Homo sapiens sapiens a Homo malatus. In realtà questo modello, emerso oggi con prepotenza, ci era già da tempo familiare: il modello medico riduzionista e fisicalista. Un modello che trae le sue origini nel non molto lontano 1845, in Germania, dove quattro eminenti fisiologi tedeschi - Helmholtz, Ludwing, Du Bois-Reymond e Brucke - si impegnarono nello spiegare tutti i processi dell'organismo umano in termini puramente fisiologici e chimici. La scuola tedesca ebbe un'influenza enorme in Europa e in America, al punto da aprire la strada ad una medicina che bandiva dalle cure la vita interiore e la condizione sociale dei suoi pazienti. Questa tesi materialista venne fortuitamente appoggiata dalla nascente industria petrolifera che si inserì, senza mezzi termini, nella farmacologia, dando vita ad un settore industriale di enormi guadagni.

 Per approfondire: Inventori di malattie, documentario delle Teche RAI.

Non è cosa da poco leggere i processi fisiologici dell'uomo solo da una prospettiva materialistica: un tale approccio si avvale di un metodo d'indagine meccanico, basato sulla ricerca di cause lineari che spieghino effetti osservabili e oggettivamente misurabili. Vengono in questo modo ignorati i legami dinamici e spirituali propri dell'essere esseri umani.

Ecco perché poco ci siamo indignati di fronte a narrazioni contraddittorie e dal forte indirizzo farmacologico. Immersi come siamo in una concezione medicalizzata dell'organismo umano che ignora la complessità delle malattie, che medicalizza i fattori di rischio e rende "malate" persone asintomatiche in modo da facilitare il trattamento farmacologico (p.5), consentendo terapie protocollabili in modalità copia/incolla, ci affidiamo, un po' alla cieca, a chiunque paventi la possibilità di guarirci tagliando e ignorando la dimensione psico-socio-emotiva.

Non è stato sempre così e per fortuna la saggezza antica, la saggezza del corpo, con l'aiuto delle nuove scoperte e tecnologie, ha trovato una nuova strada per riaffermarsi.

stiamo assistendo a un forte riavvicinamento tra riflessione filosofica e ricerca scientifica. [...] Prima, con i fisici-filosofi della rivoluzione relativistica e quantistica dei primi decenni, che hanno radicalmente messo in discussione il paradigma newtoniano; poi, sul finire del secolo, con una varietà di scienziati della vita – endocrinologi, neurologi, psicologi, fisiologi, immunologi, biologi – che hanno indagato le relazioni sistemiche all’interno dell’organismo umano, demolendo i pilastri del paradigma riduzionista meccanicista. p.12

Nel corso del Novecento il paradigma meccanicista riduzionista è stato profondamente scosso da diverse scoperte emerse in molteplici campi di ricerca scientifica: la genetica, le neuroscienze, la psicologia, l'immunologia, la biologia molecolare, la fisica quantistica e la filosofia. Ciascun ramo di questo grande albero che è la conoscenza ha prodotto risultati specialistici, ma intimamente collegati,  modificando la visione parcellizzata delle scienze intese come campi chiusi e a sé stanti.

L’irrompere della genetica nelle scienze della vita ha fornito la base per l’affermazione dell’evoluzionismo, dando anche un grandissimo impulso agli studi sui livelli di organizzazione e di comunicazione cellulare e subcellulare.

Il dogma centrale, però, della biologia molecolare proposto in un primo momento da Francis Harry Compton Crick, più di mezzo secolo fa, faceva propria una visione dualistica e di causa-effetto e per questo vedeva il gene come un motore immobile, uno stampo univoco per ogni molecola vitale. Si proponeva in quest'ottica di individuare i geni responsabili delle malattie, ereditarie e non, tra cui in primis il cancro, per poi avere una diagnosi precoce e una terapia genica mirata. 

Secondo il “dogma centrale della biologia molecolare”, l’informazione genetica contenuta nel DNA viene accuratamente trascritta in RNA, la quale viene poi tradotta, senza alcuna ambiguità, in una proteina, che costruirà la struttura da cui emergerà la funzione dell’organismo. Un gene-una proteina è uno dei corollari del dogma, l’altro è la direzione del processo, che è essenzialmente lineare: dal DNA all’RNA alla proteina. L’epistemologia di questo paradigma è limpida: ciò che conta per la vita sta nella sequenza delle basi del DNA; il comportamento dell’essere vivente e le caratteristiche dell’ambiente in cui vive hanno un valore solo in quanto possono entrare in conflitto più o meno parziale con l’informazione genica. p.29

Le conseguenze di questo dogma sono state:

  • la supremazia dei geni sull’espressione concreta della vita (il fenotipo), sui comportamenti e sull’ambiente; 
  • la casualità della variabilità genetica e quindi della stessa evoluzione della vita.

Ma un programma della vita parcellizzato nei geni, la cui logica conclusione è che, per rimediare ai disordini della vita e riguadagnare la salute, occorre proporsi di “aggiustare” i geni, è stato fallimentare poiché la vita retroagisce sulle condizioni che l’hanno prodotta e che continuamente la rinnovano.
[...] non conta solo cosa c’è scritto nella sequenza delle basi, ma anche la modulazione di quelle informazioni che l’ambiente e i comportamenti, in una parola la vita del soggetto, inserito in un contesto fisico e sociale, esprime. p.30

A partire dagli anni '30 del novecento, poi, si affaccia nel panorama scientifico un nuovo ramo di studi, l'epigenetica. Con questo nuovo percorso si delinea meglio la funzione del DNA e delle sue componenti nell'espressione dei caratteri fenotipici e delle sue relazioni con la persona e il contesto in cui vive e si esprime.

Tra il 1939 e il 1943 Conrad H. Waddington pubblica due libri e alcuni articoli nei quali presenta e risolve il problema di come si passi dalla cellula fecondata all’organismo:

[...]quali sono i meccanismi che portano dal genotipo al fenotipo e cioè dal patrimonio genetico contenuto nella cellula fecondata (zigote) all’individuo concreto? p.46

Waddington definisce epigenetici i meccanismi che conducono al fenotipo ed epigenotipo “la concatenazione di processi legati insieme in un network, così che un disturbo in una fase precoce dello sviluppo può causare a più lunga distanza, gradualmente, anormalità in numerosi organi e tessuti” (p.44)

In seguito, David L. Nanney, genetista americano, si pone il problema di come si passi da un unico genoma a una pluralità di cellule diverse tra loro e specializzate.
Come è possibile, se il patrimonio genetico è lo stesso? E inoltre, come si mantiene questa differenziazione cellulare? p.48

La dimensione cellulare verrà ripresa, pochi anni dopo, dal torinese Salvatore Luria che, nel 1940 in un lavoro sulle relazioni tra virus e cancro, dà la prima precisa definizione di epigenetica in chiave di biologia cellulare:

Le modificazioni epigenetiche (o epinucleiche) invece sono cambiamenti nell’espressione delle potenzialità genetiche, come attivazione, inibizione o interazioni competitive, che possono intervenire a livello dell’azione primaria svolta dai geni o a livello del metabolismo cellulare. (Luria, 1960, p. 679)

A partire da questi studi vi furono importanti scoperte sul funzionamento del DNA, scoperte che si riverberano nei nuovi e più integrati approcci alla salute e alla malattia dell'uomo.

Tuttavia, non solo l'epigenetica, anche la nuova immunologia, quella proposta da Niels Jerne, premio Nobel per la medicina nel 1984, che vide il sistema immunitario come una sorta di sistema nervoso, contribuì al "dirottamento" delle ricerche scientifiche dalla rotta riduzionista e materialista ad una  dinamica e "comunicante".

Come il sistema nervoso, il sistema immunitario è costituito da cellule che ricevono segnali eccitatori e inibitori; inoltre, è dotato di memoria. [...] p.32

Negli anni in cui si realizza la rivoluzione paradigmatica in immunologia, nelle neuroscienze si delinea una transizione dal riduzionismo all’approccio sistemico con la scoperta dei circuiti nervosi, dei neuroni specchio, e la conseguente comprensione della natura intersoggettiva del cervello umano e della sua dipendenza evolutiva (sia nella filogenesi sia nella ontogenesi) dalle relazioni interumane. A ciò si aggiungono gli studi sulla neurogenesi, ovvero la formazione di nuove cellule neuronali e gangli,  che dimostrano come gli stimoli ambientali e lo stress possano promuovere o bloccare la produzione di nuove cellule. 

Non ultima la psicologia che dagli inizi del '900 

sta sperimentando una rivalutazione dello studio delle emozioni e dei processi cognitivi e della loro regolazione in un’ottica integrata; sta recuperando anche le tradizioni psicoterapeutiche, mettendo in luce ciò che unisce piuttosto che ciò che divide, fino alla proposta di costruire ambiti integrativi della psicologia cognitiva e della psicologia sociale in una nuova psicologia della personalità. Né è da trascurare la ripresa di contatto, in un’ottica non subalterna, della psicologia della salute e della psicologia sanitaria con la medicina. p.37

Gli esiti di queste rivoluzioni sono la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) e l’Epigenetica.

La PNEI supera la separazione tra cultura e natura, tra scienze dello spirito e scienze della natura, tramite la dimostrazione, basata su solide verifiche sperimentali e osservazionali, che la dimensione culturale comunica con la dimensione biologica e che entrambe si influenzano vicendevolmente. 

[...] viene a profilarsi un modello di ricerca e di interpretazione della salute e della malattia che vede l’organismo umano come una unità strutturata e interconnessa, dove i sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente. Ciò fornisce la base per prospettare nuovi approcci integrati alla prevenzione e alla terapia delle più comuni malattie, soprattutto di tipo cronico, e, al tempo stesso, configura la possibilità di andare oltre la storica contrapposizione filosofica tra mente e corpo, nonché quella scientifica, novecentesca, tra medicina e psicologia, superandone i rispettivi riduzionismi, che assegnano il corpo alla prima e la psiche alla seconda. p.39

L'epigenetica, dal canto suo, abbatte l’ultima barriera che oscurava la conoscenza di questi fenomeni a livello molecolare:

[...] gli eventi mentali, consci e inconsci, si traducono in segnatura epigenetica che modula l’espressione genica di pattern di informazione cruciali per la normale attività dell’essere umano, tra cui l’assetto recettoriale cerebrale di ormoni fondamentali, come il cortisolo e altri, fino alla produzione di molecole essenziali alla normale attività degli organi, cervello incluso. La segnatura epigenetica, soprattutto se interviene nelle prime fasi della vita, può influenzare stabilmente l’assetto biologico e comportamentale dell’adulto.  p.12

Da questa doppia rivoluzione nelle scienze della vita emerge una visione complessa sia dell’individuo sia dei microsistemi vitali. Di qui la definizione di un approccio che spiega e interpreta in modo non riduzionista sia il micro che il macro e che quindi interpreta in modo nuovo e scientificamente solido l’individuo umano.

L'autore, Francesco Bottaccioli, docente universitario di Psiconeuroendocrinoimmunologia nel Master II livello Medicina Integrata, è socio fondatore e primo presidente della Società italiana di psiconeuroendocrinoimmunologia, associazione scientifica senza scopo di lucro cui aderiscono medici di varie specializzazioni, psicologi, fisici e studiosi della complessità umana e che promuove lo studio dell’organismo umano nella sua interezza e nel suo fondamentale rapporto con l’ambiente, nell’accezione più vasta del termine. 
Il suo saggio ricosruisce: la storia, la scienza e la applicazioni cliniche della Epigenetica e della PNEI e quali nodi scientifici e filosofici vengano sciolti dalla rivoluzione in corso. Tuttavia l'autore si mostra molto critico nei confronti dello studioso e ricercatore scientifico Bruce Lipton, biologo cellulare all'università di Stanford e autore di la Biologia delle credenze.  
 
Vi anticipo qualcosa su questo lavoro che verrà trattato più approfonditamente nel prossimo post, in modo da rendere chiaro come anche nel panorama dei "nuovi" studi nulla è certo ed irrefutabile; la conoscenza e lo studio, suo strumento di ricerca, sono sempre in equilibri dinamici e mutevoli, per questo le "dottrine" da talkshow espresse da santoni-medici dovrebbero essere bandite. Nessuno ha la verità in tasca, ma solo frammenti di questa.

Bruce Lipton, lavorando come ricercatore e professore alla scuola di medicina, fece una sorprendente scoperta sui meccanismi biologici attraverso i quali le cellule ricevono ed elaborano le informazioni: infatti, piuttosto che controllarci, i nostri geni sono controllati, sono sotto il controllo di influenze ambientali al di fuori delle cellule, inclusi i pensieri e le nostre credenze. Questo significa che anche noi, con i nostri pensieri e le nostre azioni, agiamo potentemente sull'espressione genetica e dunque non ne siamo vittime. 
Ma questa è la prossima storia, ora vi lascio alle vostre riflessioni e, spero, alla curiosità di approfondire.

Buona lettura!


 

 


 

 


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