mercoledì 12 settembre 2018

LA LISTA DI LISETTE


1937. Una giovane coppia di sposi, André e Lisette, hanno appena lasciato Parigi per dirigersi verso sud, verso la Provenza. Alla stazione di Avignone, tra le valige e gli attrezzi di André c'è anche il sogno spezzato della giovane parisienne, diventare assistente della galleria d'arte Laforgue. Dopo una breve attesa, con ritardo, ecco arrivare una piccola corriera squadrata, un cimelio sbiadito, da cui salta giù Maurice, l'autista.
Seguii il consiglio di suor Marie Pierre, sforzandomi di vedere le cose sotto la luce migliore, e azzardai un'ipotesi. "Mi dica, monsieur. In questa sua città c'è una galleria d'arte?"
"Una che?"esclamò lui.
"Un luogo in cui si vedono dipinti originali".
Rise fragorosamente. "Mais non, madame, il nostro è solo un village".
La risata di Maurice, grande, grosso e panzuto, o come amava definirsi un chevalier de Provence, la ferisce nel profondo.
Il mio anelito d'arte non era casuale o recente. Persino da bambina, quel desiderio era stato una forza tangibile ogni volta che mi ero intrufolata nella cappella delle Figlie di Saint-Vincente-de-Paul per contemplare il dipinto della Madonna con bambino.
E mentre Lisette amareggiata si chiede come sopraviverà senza una galleria d'arte, la corriera prosegue in direzione di Russillon, un piccolo paese del sud appollaiato in cima a una montagna. 

 
Il loro trasferimento a Russillon era nato dalla richiesta del nonno di André, Pascal, che a causa della sua salute cagionevole desiderava e necessitava un aiuto. Ma quando arrivano in paese, anziché un anziano ottantenne malandato e in fin di vita, trovano un vecchietto pieno di energie intento a giocare a boules e a sfoggiare il suo lancio migliore. 

Una desolazione ancor più forte colpisce questa volta non solo Lisette ma anche André, che aveva rinunciato al suo ruolo di funzionario nella Corporazione degli Encadreurs, l’associazione dei corniciai di Parigi. Avevano lasciato tutto e gettato al vento carriera e sogni per assecondare i capricci di Pascal?

Il vecchio Pascal, però, ha una sua ragione nell'averli chiamati e fatti trasferire nella provinciale Russillon. 
Pascal, che era stato prima minatore delle cave di Russillon, dove estraeva i pigmenti d'ocra, aveva poi deciso di venderli lui stesso agli artisti di Parigi. Giovane e pieno di speranze si era trasferito nella capitale dove, arrabbattandosi come corniciaio, iniziò a lavorare presso diverse botteghe frequentate da numerosi artisti. In questo contesto ricco di incontri Pascal riceve e aquista alcuni dipinti: un tesoro inestimabile, sette dipinti ricevuti dalle mani di artisti come Cézanne, Pisarro e Picasso. Doni preziosi che racchiudono storie d'amore e d'arte che Pascal vuole raccontare perché non vadano perdute quando lui non ci sarà più.
E così, Lisette, quasi senza accorgersene viene iniziata al lavoro di curatrice d'arte. All'ombra dei dipinti di Pascal e delle sue storie, in un contesto informale ma ricco di amore, Lisette impara ad osservare e ad amare l'arte più di quanto avesse immaginato nei suoi sogni parigini. 
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, dopo la morte di Pascal e la partenza di André al fronte, Lisette rimarrà a Russillon per proteggere i suoi dipinti portando nel cuore quanto Pascal le aveva detto: "Prenditi cura dei dipinti e lascia che loro si prendano cura di te".

E mentre le SS, su ordine di Goering e Goebbels, si danno al saccheggio e al furto di migliaia di opere d'arte in tutti i territori occupati, Lisette con l'aiuto di alcuni Roussillonnais e in compagnia delle sue amiche e compagne di vita la capretta Geneviève e la gallina Kurica, impara ad essere paziente, ad assecondare gli eventi della vita, anche i più tragici e.. a vivere in un'opera d'arte.

La scrittrice Susan Vreeland, già autrice di altri romanzi storici dedicati all'arte e agli artisti, ha creato un romanzo, quello della Lista di Lisette, a mio avviso poetico. Lessi una volta che la letteratura è la pittura dell'anima e leggendo questo romanzo, le sue descrizioni delicate, ho avuto l'impressione di immergermi in un'opera d'arte che parla anche un verace accento provenzale. 
Un merito della scrittrice, oltre l'aver regalato momenti di riflessione al lettore seguendo la crescita personale della protagonista Lisette, è stata anche quella di restituire un brano di storia dell'arte raccontata da personaggi semplici. André, Lisette, Maxime, il vecchio Pascal, e alcuni Roussillonais diventano testimoni e protagonisti di una ricostruzione storico-artistica degli anni che vanno dal 1937 al 1948. Undici anni durante i quali il lettore apprende i segreti dell’ocra e delle miniere di Roussillon, delle bories (le antiche abitazioni in pietra dell’età del bronzo), le vicende degli artisti come Cézanne, Pisarro, Picasso fino a giungere a Chagall e all'arte "degenerata", nonché la sofferenza, la brutalità e la paura della guerra. 
E mentre la storia delle nazioni e quella dei protagonisti si snoda c'è anche spazio per l'arte e per il suo ruolo nella nostra vita:

"La grande arte afferra l'osservatore e lo mantiene in uno stato ipnotico di comunione con il soggetto, fino a fargli capire con chiarezza la propria essenza, o l'essenza dell'umanità. [...] gli fornisce gli strumenti per una vita migliore e per evitare di farsi inghiottire dal caos del mondo".


Non ho potuto non condividere anche questa lettura che consiglio vivamente non solo a quanti amano l'arte, ma a tutti coloro che cercano qualcosa di bello che resti anche dopo l'ultima pagina.

Buona lettura e a presto!

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