martedì 13 settembre 2022

AL CORPO NON SI COMANDA #4: La biologia delle emozioni. Dalle leggi di Hamer alla Medicina Biologica Emozionale di D. Carini, F. Camilletti, V. Amelio

 

Il libro che vi presento oggi è il frutto del lavoro congiunto di Daniela Carini, medico specializzata in Igiene e Medicina Preventiva che si è dedicata alla medicina olistica e alla medicina cinese (MTC), Fabrizio Camilletti, diplomato in Medicina Tradizionale Cinese e Tui Na e Vito Amelio, medico chirurgo odontoiatra con diverse specializzazioni in medicine di stampo bioenergetico. Ciascuno di loro sin dagli anni '80 ha cercato di capire le leggi che regolano l'agire degli esseri viventi fino ad incontrarsi e collaborare nello studio ed applicazione pratica delle leggi formulate dal dottor Ryke Geerd Hamer. 

Perché ci si ammala? Cos'è la malattia? sono le domande che l'essere umano si pone dalla notte dei tempi. [...] p.4 La malattia è un'altra cosa. Introduzione alla comprensione delle cinque leggi biologiche scoperte dal dr Ryke Geerd Hamer.

Il testo si apre con l'illustrazione delle cinque leggi della Nuova medicina germanica, per poi procedere col funzionamento della cellula e delle emozioni che influenzano i geni e di conseguenza il sistema nervoso, immunitario ed endocrino, con ovvi risvolti sul sistema psichico.


In questo post mi concentrerò sugli aspetti che per me sono stati più significativi della lettura in questione: le leggi biologiche, i foglietti embrionali e il collegamento tra emozioni e sistema nervoso centrale.  Rimando alla lettura integrale del testo per gli approfondimenti e per il fascino della scoperta del sistema corpo-mente.


1. Prima legge biologica: la DHS (Dirk Hamer Syndrom - in ricordo del figlio) ovvero lo shock biologico. 

La malattia è generata da un conflitto biologico. Nessun agente esterno, nessun sistema immunitario debole, nessuna "sfiga" genetica, ma qualcosa che accade con una modalità molto precisa. La malattia è il risultato di uno shock acuto, inaspettato, soggettivo, drammatico e vissuto con un senso di isolamento. Ovvero, accade qualcosa che attiva nel nostro sistema una risposta automatica, senza che ci sia il tempo perché tale risposta venga mediata dalla mente. 

2. Seconda legge biologica: il Programma speciale, biologico, sensato (sbs) ovvero le due fasi della malattia 

A partire dalla DHS inizia il programma SBN che è bifasico: la prima fase, quella del conflitto attivo è di tipo simpaticotonica, la seconda fase è vagotonica o di riparazione dopo la soluzone del conflitto.

Lo schema rappresenta, partendo da sinistra, il ritmo normale giorno/notte (normotonia).
Al mattino, in concomitanza alla maggiore produzione di corticosteroidi, entriamo prevalentemente in simpaticotonia, siamo svegli e attivi. Verso sera entriamo invece prevalentemente in vagotonia, ci rilassiamo e possiamo dormire.
Dopo una DHS, abbiamo la fase di conflitto attivo chiamata fase di stress, di simpaticotonia permanente o delle “mani fredde” (attivazione dell’innervazione simpatica del sistema nervoso autonomo: vasocostrizione, aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, irrigidimento, sudore freddo, aumento del tasso di noradrenalina nel sangue, ecc.).
In questa fase troveremo le cosiddette malattie fredde (astenie, anemie, consunzioni, ecc.).

Dopo la soluzione del conflitto (conflittolisi = CL) segue la fase di riparazione chiamata fase di rilassamento, fase pcl (postconflittolisi), di vagotonia permanente o delle “mani calde”. Attivazione dell’innervazione parasimpatica (o nervo vago) del sistema nervoso autonomo: vasodilatazione, rallento del ritmo cardiaco (bradicardia) e diminuzione della pressione arteriosa.
In questa fase troveremo le cosiddette malattie calde (febbre, stanchezza, dolori persistenti, ecc.).
Nel mezzo della fase di soluzione del conflitto la vagotonia permanente è interrotta dalla crisi epilettica o epilettoide che è la “virata di timone” verso il ritorno alla normalità. Questa crisi epilettica o epilettoide corrisponde a livello vegetativo ad una fase simpaticotonica e, a livello cerebrale, alla costrizione violenta del focolaio di Hamer (FH) che in questa fase è gonfio e presenta un edema, permettendo così di espellere i liquidi trattenuti nel corpo durante questa prima fase di riparazione (pcl A). A livello organico: crisi motoria tonico-clonica, conati di vomito, coliche intestinali, lisi polmonare, ittero, infarto del miocardio, ecc.
Da questo momento l’organismo tende di nuovo a ripristinare tutte le sue funzioni e rientra, alla fine della fase di soluzione, nel ritmo normale giorno/notte. (https://www.tuttosteopatia.it/osteopedia/ryke-geerd-hamer-nuova-medicina)

3. Terza legge biologica: il sistema ontogenetico dei programmi SBS.

Ogni tessuto in base alla sua origine embriologica, reagisce secondo precisi parametri ben codificati dalla natura, aumentando o diminuendo di volume o di funzione, nelle varie fasi SBS. Il comportamento degli organi e dei tessuti dipende dai foglietti embrionali d'appartenenza: ectoderma, mesoderma, mesoderma antico e endoderma. Ad esempio gli organi e i tessuti diretti dal tronco encefalico hanno la funzione specifica di acquisire o espellere il boccone (reale o virtuale) per provvedere al nutrimento dell'organismo.

 Nello schema sono illustrati due gruppi cerebrali differenti:

  • il gruppo giallo del cervello antico o paleoencefalo (tronco cerebrale e cervelletto);
  • il gruppo rosso del cervello recente o neoencefalo (corteccia e midollo cerebrale).
Questa suddivisione del cervello è determinata dalle leggi dell’embriologia.
Nella fase del conflitto attivo, nella fase simpaticotonica:
  • Il gruppo giallo produce tumori adenoidei compatti con proliferazioni cellulari;
  • Il gruppo rosso produce, nella stessa fase, necrosi e ulcere dei tessuti.
Nella fase di soluzione del conflitto, fase di riparazione, vagotonica, postconflittolisi (pcl) succede esattamente il contrario:

4. Legge biologica: il sistema dei microbi condizionato ontogeneticamente

I microbi non sono degli agenti patogeni, ovvero non sono loro a produrre una "malattia", ma sono per lo più simbionti: simbiotici ad un determinato tessuto e all'area celebrale che lo innerva. Questa legge, dunque, descrive la cooperazione tra noi e i microbi. Uno degli esempi di simbiosi più evidenti nel nostro organismo è costituito dalla flora batterica intestinale che, utilizzando il cibo che ingeriamo e il calore che produciamo, sintetizzano diverse sostanze utili a loro e al nostro organismo:

  • vitamine del gruppo B e K
  • influenzano l'assorbimento delle vitamine B2-B3-B6
  • digeriscono il lattosio
  • fermentano i carboidrati 
  • svolgono un'azione antimicrobica
  • sintetizzano acidi grassi a catena corta, Omega 3
  • hanno un'azione immunomodulante e immunostimolante
  • etc...

5. Legge biologica:  il buonsenso biologico

La quinta legge sintetizza quanto detto nelle leggi che la precedono: le malattie e i loro sintomi sono parte di programmi messi a punto dalla natura per permettere ad ogni specie di sopravvivere. Tutti i processi descritti sono sensati poiché sono il frutto dell'intelligenza della vita che, in milioni d'anni di evoluzione, ci ricordano che la natura non si basa sulla lotta per la specie, ma sull' equilibrio dinamico tra i suoi elementi. Non c'è nulla di maligno o benigno.

Con le leggi di Hamer si ha la possibilità di avere elementi estremamente precisi per valutare ciò che accade in noi (mente) e nel suo riflesso (il corpo).

Gli autori, a partire dalle 5 leggi di Hamer e attraverso i loro studi e sperimentazioni, oltre ad avvalorare le leggi del dottor Hamer, hanno portato all'elaborazione di un nuovo metodo di indagine diagnostico, Codice biologico emozionale®. Essendo ogni manifestazione sintomatologica, organica o psichica, il frutto di un programma biologico (o risposta d'emergenza), registrato nella nostra memoria ancestrale attraverso la codificazione genetica, questa manifestazione dipende sia dall'evento che dalla modalità di reazione dell'individuo. 

Le emozioni vengono trasformate in materia, e questa materia è rappresentata dai neuropeptidi e dai peptidi di diversa natura. Nel sistema nervoso centrale, dunque, l'informazione si manifesta materialmente col peptide e immaterialmente con l'emozione. [...] Tutte le manifestazioni fisiche, emotive o intellettive presenti all'interno dell'esperienza umana sono il prodotto dell'attivazione cerebrale, la quale avviene tramite la percezione neurosensoriale, la quale costituisce la base della costruzione del Sé biologico nel periodo di formazione. p. 164 La biologia delle emozioni

La modalità di reazione agli eventi caratterizza l'essenza dell'individuo, essenza che non può essere ignorata nel processo di diagnosi e cura. L'approccio al ben-essere deve integrare lo stato mentale, quello emotivo, quello fisico, delle relazioni e del comportamento nel quotidiano. Riconoscendo il proprio Codice Biologico Emozionale, ovvero le nostre specifiche modalità di reazione, si ha modo di risalire a cosa causi il ciclico ripetersi di determinati comportamenti, traumi e malattie nella nostra vita e, di conseguenza, giungere ad una maggiore consapevolezza di sé e di quelle esperienze emotive ancora immature che vanno rafforzate o completate.

 
 
A volte l'uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialzerà e continuerà per la sua strada. Winston Churchill
 
 

 

mercoledì 31 agosto 2022

EVOLUZIONE SPONTANEA di Bruce Lipton


Il libro che oggi vi presento lo si potrebbe definire una sorta di continuazione e completamento del precedente libro, La biologia delle credenze: difatti, ampliando il campo di indagine, precedentemente incentrato sull'individuo e sulle connessioni tra le cellule umane e l'ambiente, l'autore passa allo studio dell'uomo occidentale nella sua organizzazione sociale, riconoscendo come nella nostra società possiamo ritrovare le stesse dinamiche e leggi che regolano la vita delle nostre cellule. Come le nostre cellule, diverse ma integrate, collaborano per la vita dell'intero organismo, così l'essere umano dovrebbe, oggi più che mai, essere spinto a ritrovare la propria responsabilità rispetto al mondo di cui fa parte.

Riporto, a tal proposito, le parole di Stefano Berlini, fisioterapista e membro-coordinatore di progetti nel gruppo romagnolo Cambio di Marea, che afferma con molta saggezza come:

la salute del bene comune è quella tappa della civiltà in cui ciascuno sviluppa pensieri e azioni non rivolti al proprio benessere, ma allo sviluppo della salute di tutti, proprio perché cosciente che da questo agire derivi il suo stesso bene.Nella comprensione di un modello basato sulla salute come bene comune collassano tutte le forme di competizione, vittoria, autolesione, individualismo; è un evoluzione del modello antropologico e sociale tale da portare con sé evoluzioni genetiche\epigenetiche ad oggi non misurabili. (qui intera intervista)

Bisogna comprendere che le credenze collettive di una cultura o società influenzano anche la nostra biologia e il nostro comportamento personale. La coscienza collettiva dominante oggi si alimenta di paure, odio, guerre, sofferenza, malattia e morte. 

Davanti alla malattia ci sono due vie percorribili: la guarigione e la compensazione, ma la società occidentale moderna non contempla la prima possibilità. (intervista)

Questo paradigma è ben visibile in ogni manifestazione umana: nel campo dell'economia, della medicina, dell'educazione, della religione, delle tecnologie... 

Ai nostri programmi subconsci individuali si aggiungono le credenze collettive invisibili detenute dalla società. [...] Considerate che le nostre percezioni culturali subconscie siano in realtà credenze condivise e, pertanto, a loro volta invisibili agli altri. Poi pensate a come questa situazione renda tali credenze più dannose. (p.73)

Il merito dell'autore è il desiderio di ampliare il campo di coscienza del lettore, rendendolo consapevole dei paradigmi sociali assimilati, che per loro natura non sono né buoni né cattivi, ma rappresentano lo stato di consapevolezza attuale. Il problema si pone quando questo non è compreso e si crede che questi paradigmi siano reali e non delle creazioni intellettuali.

[...] la funzione del nostro cervello è di creare coerenza tra le credenze del nostro subconscio collettivo e la realtà che sperimentiamo nel nostro mondo. (p.73)

Questa funzione è ciò che ci consente di creare la realtà, ma questa, al di là delle nostre percezioni, pensieri ed esperienze, non ha alcuna validità poiché è il frutto, momentaneo, dei modelli sociali ed esperenziali immagazzinati nel nostro sistema nervoso.

Ciò che possiamo fare è scoprire i meccanismi e i paradigmi che ci consentono di creare le nostre realtà e, a partire da questa consapevolezza/conoscenza, imparare a cambiare marea. Tutti noi agiamo in base al nostro livello di consapevolezza, ciò vuol dire che ampliando la nostra consapevolezza diveniamo più responsabili e partecipi al processo della vita personale e collettiva.

Nel mio libro precedente, La biologia delle credenze, l’attenzione era posta sul modo in cui i nostri atteggiamenti e le nostre emozioni controllano la nostra fisiologia, biologia ed espressione genetica. Il libro era incentrato su come le nostre credenze personali influenzano la nostra realtà individuale. Ma c’è qualcosa di più profondo da imparare, ed è che le credenze collettive di una cultura o società influenzano anche la nostra biologia e il nostro comportamento personale.
La società sta iniziando a riconoscere che le nostre attuali credenze collettive sono dannose e che il nostro mondo è in una posizione molto precaria. Così ho pensato che fosse ora di diffondere un messaggio che spiegasse come la nuova biologia e le altre intuizioni del mondo scientifico possano essere applicate alle nostre credenze sociali aiutandoci ad affrontare le minacciose situazioni che attualmente ci troviamo a fronteggiare.
In questo lavoro io pongo l’attenzione sulla biologia, sulle credenze e sul comportamento. (B.Lipton p.7)

In collaborazione con il filosofo della politica Steve Bhaerman, Lipton invita i lettori a riconsiderare:

  • gli "indiscutibili" pilastri della biologia, che includono l'evoluzione casuale, la sopravvivenza del più adatto e il ruolo del DNA;
  • la relazione tra mente e materia;
  • come le nostre credenze sull'ambiente e sulla natura umana plasmano la nostra politica, la nostra cultura e la nostra vita individuale;
  • come ciascuno di noi può diventare una "cellula staminale planetaria" sostenendo la salute e la crescita del nostro mondo.
Mettendo in discussione le vecchie credenze che ci hanno condotti al punto in cui ci troviamo, possiamo davvero innescare l'evoluzione spontanea della nostra specie, che ci introdurrà ad un futuro più luminoso. 
La nostra civiltà si trova attualmente in uno stato di disorganizzazione e disintegrazione. In questo momento siamo nel disperato bisogno di un progresso evolutivo e non abbiamo tempo per una evoluzione lenta e graduale. Alla luce della crisi che stiamo affrontando, sembra che la civiltà si trovi in mezzo agli spasimi di una interpunzione. (p.9)

Per coprendere meglio quanto ciascuno di noi è importante per la collettività, vi riporto la storia, piuttosto famosa, narrata da Lyall Watson in Lifetide: la centesima scimmia.

Il fenomeno della centesima scimmia è il fenomeno sociale che lo scrittore inglese dichiarò di avere osservato per la prima volta nel 1979 nell'isola giapponese di Koshima.
Riguardava il comportamento di un gruppo di macachi che avevano imparato spontaneamente a lavare le patate per eliminare la sabbia e altre incrostazioni prima di mangiarle. Le prime scimmie imparavano faticosamente la tecnica dai primi macachi che avevano cominciato a lavare le patate. Watson affermò che improvvisamente, dopo che novantanove macachi avevano dovuto apprendere la tecnica nel modo consueto, una centesima scimmia aveva anch'essa imparato a lavare le patate. Da quel momento un gran numero di scimmie, non solo nella stessa isola ma persino in altre isole molto lontane, avevano cominciato a lavare le patate prima di mangiarle, senza aver avuto contatti diretti con il gruppo originario. 
 
La lezione della centesima scimmia - sebbene le sue conclusioni siano piuttosto controverse, tanto da far eco alla teoria, altrettanto discussa e discutibile, dell'immunità di gregge - nella sua semplicità rende evidente un aspetto fondamentale: siamo tutti parte di un grande organismo
Se un numero sufficiente di persone, ovvero una "massa critica", sperimenta una stessa esperienza, crede ad uno stesso paradigma, ad un certo punto si produrrà lo stesso fenomeno transpersonale che si è verificato fra le scimmie giapponesi, e tutta l'umanità sperimenterà una trasformazione istantanea che, a seconda di quanto si è sperimentato, potrà avre effetti vantaggiosi o svantaggiosi.  Dipenderà da quale realtà abbiamo creato e condiviso.
 
 

 

 

giovedì 25 agosto 2022

AL CORPO NON SI COMANDA #3: La biologia delle credenze di Bruce Lipton


 

Il libro che vi presento oggi, La biologia delle credenze. Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula, ha vinto il premio come miglior libro di scienza nel 2006 negli USA e oggi rappresenta oramai un grande classico della letteratura scientifica di tipo divulgativo. In esso il biologo molecolare Bruce Lipton presenta le nuove scoperte scientifiche sugli effetti biochimici del cervello, dimostrando come tutte le cellule del nostro organismo vengono influenzate dai nostri pensieri e dalle emozioni che ne conseguono.

Lo scrittore intreccia le nuove scoperte scientifiche con gli episodi più significativi della sua vita; episodi che hanno determinato un cambiamento nel suo modo di vedere e interpretare il mondo e, di conseguenza, di essere scienziato e studioso. Una conferma di come ogni teoria porta le impronte di chi l'ha espressa: le sue convinzioni, i suoi valori e la sua cultura di riferimento.

Ecco perché ho molto apprezzato la disponibilità dello studioso non solo a parlare di sé e del suo modo di essere stato ricercatore, ma anche nel cercare di collegare le ultime teorie scientifiche, i loro punti di forza e di debolezza, con le convinzioni del periodo storico che le ha generate e, soprattutto, accettate.

I primi capitoli, infatti sono dedicati al peso avuto dalle teorie dell'evoluzionismo e dei loro effetti.

Il Dogma centrale della biologia molecolare afferma che il DNA è il responsabile dei nostri caratteri fisici e che i suoi geni controllano le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Per cui i 'fattori ereditari', di cui Charles Darwin aveva parlato nel XIX secolo, ob torto collo, sono  croce e delizia della nostra esistenza. Questo schema biologico porta con sé un'interpretazione dei cambiamenti, o mutazioni genetiche, come il frutto di modificazioni assolutamente casuali e per questo incontrollabili. In pratica con questo modello l'uomo è tutt'al più il frutto di 'fortunati' incidenti genetici.

Per comprendere meglio quest'idea, bisogna fare un passo indietro nella storia delle teorie scientifiche e arrivare al 1859, data di pubblicazione de L'origine della specie. Nel suo libro, Darwin sostenne che i tratti specifici degli individui si trasmettono dai genitori ai figli, e che questi caratteri ereditari controllano le caratteristiche della vita di ciascun individuo. La sua teoria dell'evoluzione si è intrecciata alla sua visione della vita come una costante lotta per l'acquisizione delle risorse ambientali. 

Gli organismi viventi sono perennemente impegnato nella 'lotta per l'esistenza'. Per Darwin la lotta e la violenza non solo sono parte della natura umana, ma costituiscono le forze trainanti dell'evoluzione. [...] un'inevitabile guerra della natura, le caresti e la morte. pp. 44-45

Questa visione, se da un lato ha tolto la scienza dal potere regolatore-controllore della religione, dall'altro ha tracciato nuovi confini, rigidi, della successiva ricerca. Confini che imbrigliano le nostre credenze, grazie all'educazione scolastica e a quella più becera dei massmedia, nell'idea che il caso governi le nostre vite, nella buona e cattiva sorte o malattia. Eppure, quasi mezzo secolo prima di Darwin, il biologo francese Jean-Baptiste de Lamark formulò una teoria dell'evoluzione molto meno severa:

Egli suggeriva l'idea che l'evoluzione si basasse su un'interazione istruttiva e cooperativa tra gli organismi e il loro ambiente, interazione che consente alle forme viventi di sopravvivere e di evolvere in modo dinamico. p.50

Questa visione, chiaramente, non chiama in causa un deus ex machina, il caso, come forza incontrollabile che agisce a capriccio, bensì presenta un universo dove i principi guida sono la co-evoluzione e la co-esistenza. A questo punto i geni, non sono più informazioni preorganizzate e programmate della vita, ma diventano delle memorie fisiche delle esperienze apprese da un organismo e da tutti gli organismi con i quali collabora e convive (pensate al microbiota intestinale). 

L'autore marca l'importanza di questo cambio di veduta, poiché ha conseguenze su cosa viene 'cercato' e 'come', ciò che si trova, viene interpretato. 

[...] siamo stati programmati ad accettare l'idea di essere soggetti al potere dei nostri geni. Il mondo è pieno di persone che vivono nel timore che, quando meno se lo aspettano, i geni si rivoltino contro di loro. [...] si credono delle bombe ad orologeria e stanno lì ad aspettare che il cancro esploda nella loro vita come è esploso nella vita della madre, del fratello, della sorella, della zia o dello zio. pp. 64-65

Siamo stati educati ad attribuire i nostri problemi di salute all'inefficienza dei nostri meccanismi biochimici, anziché vedere la salute, come la malattia, come la combinazione di cause mentali, fisiche, emotive e spirituali, ambientali.

L'aspetto più triste e un tantino bigotto di tutto ciò è che, nonostante si stia profilando sempre di più un'idea della biologia adattiva (Cairns et all. 1988) e della cooperazione, nelle scuole e, ancor peggio, nelle università le teorie di Darwin e il dogma della biologia molecolari vengono spacciati come Verità inoppugnabili, delle sorta di 'credo' religiosi che purtroppo vanno a sedimentarsi assieme a tutti gli schemi di pesiero e d'azione che ci vengono trasmessi.

Il problema dell'educazione non è un problema da poco, soprattutto quando la pseudo-cultura trasmessa si nutre di nozioni incomplete, e peggio ancora errate.

Perfino Darwin ammise, in una lettera del 13 ottobre 1876 all'amico Moritz Wagner, verso la fine della sua vita, che la sua teoria aveva minimizzato il ruolo dell'ambiente:
A mio parere, il più grave errore che ho commesso è non aver dato sufficiente peso all'azione diretta dell'ambiente: il nutrimento, il clima, e così via [...]

Darwin non sta dicendo che nella sua teoria non si prendeva in considerazione il ruolo dell'ambiente, ma che, in essa, l'ambiente esercita un'azione rilevante attraverso la selezione naturale piuttosto che direttamente.

Arrivati a questo punto, quello per cui i geni sono delle memorie fisiche adattive, cos'è che attiva o disattiva la risposta genetica?

«È l'ambiente, stupido!»

Le operazioni della cellula sono modellate principalmente dalla sua interazione con l'ambiente e non dal suo codice genetico. I geni non possono pre-programmare una cellula, perché ne verrebbe meno la sua capacità di adattamento. L'adattamento, per ovvi motivi, è un processo dinamico, poiché segue i cambiamenti dell'ambiente esterno. 

L'intuizione dello studioso, avvenuta nel 1988,  è stata quella di comprendere come il comportamento 'intelligente' della cellula dipenda dalla sua membrana. Quest'ultima funziona da unità di percezione dell'ambiente e in base a 'quanto viene percepito' vengono prodotte delle proteine anziché delle altre. Solo allora entra in gioco il DNA. Il DNA attiva le risposte, ovvero la produzione di proteine, in accordo con gli stimoli che la cellula ha ricevuto mediante la sua membrana.

Dato che gli stimoli esterni si traducono in emozioni, emozioni che cambiano da soggetto a soggetto in base a quanto ha appreso e immagazzinato dall'educazione e, di conseguenza, in base alla sua sensibilità allo stimolo, ciascuno di noi risponde in maniera 'personale' agli accidenti della vita; se la risposta appresa, dalla famiglia e dal contesto socio-culturale, non è funzionale alla vita, allora si avranno malattie più o meno gravi. Malattie ereditate e attivate, non dai geni ma, dalle nostre credenze.

[...] il sistema limbico creò un meccanismo particolare che convertiva i segnali chimici della comunicazione in sensazioni che potevano essere percepite da tutte le cellule della comunità. La nostra mente conscia sperimenta questi segnali come emozioni. p. 185

Quando abbiamo un pensiero questo mette in funzione una serie di canali che percorrono tutto il corpo, questi percorsi convertono i pensieri in risposte fisiche. Dunque, la mente conscia, non solo legge il flusso dei segnali di coordinamento cellulare, ma può anche generare pensieri, che generano emozioni, e che, in ultimo, si manifestano in segnali che agiscono sul sistema nervoso.

Ogni minimo pensiero si trasforma in una risposta fisiologica, poiché le azioni del corpo e della  mente sono strettamente collegate e coordinate. Se le risposte non sono tra di loro coordinate, perché l'educazione ha irrigidito la mente in schemi non funzionali, con il tempo, ci saranno parti stressate del corpo che perderanno flessibilità, col conseguente risultato di un eccesso di pathos, in altre parole, l'insorgere e la cronicizzazione di una patologia.

La studiosa Candance Pert, neuroscienziata e farmacologa americana, ha dimostrato che la 'mente' non è localizzata nel cervello, ma è distribuita in tutto il corpo mediante molecole-segnale (ormoni). Il corpo, dunque, re-agisce sia alle informazioni ambientali esterne che a quelle generate all'interno dalla mente. In questo modo accanto a reazioni istintive, vi sono reazioni apprese dalle esperienze della vita, nonché dall'educazione. Queste risposte 'condizionate' se ripetute nel tempo diventano abitudini, che per loro natura si attivano in automatico, ne approfondirò quando parlerò del libro "La dittatura delle abitudini: Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle" di Charles Duhigg, M. Sartori. Al momento vi anticipo alcune nozioni. Partiamo da una possibile definizione tecnica:

[...] le scelte che tutti compiamo deliberatamente a un certo punto della nostra vita e a cui poi smettiamo di pensare ma che continuiamo a fare, spesso ogni giorno. In un dato momento tutti abbiamo deciso consciamente quanto volevamo mangiare e su cosa volevamo concentrarci arrivando in ufficio, ogni quanto concederci qualcosa da bere o quando andare a fare una corsa. Poi abbiamo smesso di scegliere e il comportamento è diventato automatico. È una conseguenza naturale della nostra neurologia. (Duhigg, Sartori p.12)

Le abitudini sono il frutto di una cooperazione tra corpo e mente, e rappresentano lo strumento mediante il quale il cervello, dopo aver appreso e immagazzinato una sequenza d'azioni, smette di partecipare al processo decisionale, si riposa.

Le abitudini non scompaiono mai davvero. Restano codificate nella struttura del cervello, e questo è un vantaggio enorme, perché sarebbe terribile se dovessimo imparare di nuovo a guidare dopo ogni vacanza. Il problema è che il cervello non sa distinguere fra abitudini buone e abitudini cattive, e una cattiva abitudine sarà sempre lì in agguato, in attesa dei segnali delle gratificazioni giuste.» (Duhigg, Sartori p.34)

Diventa chiaro come le abitudini condizionano automaticamente tutto il sistema corpo-mente, creando salute o malattia. Ecco perché bisogna prestare molta attenzione a ciò che si insegna, sia come insegnanti che come educatori, nonché a ciò che si apprende.

L'apprendimento-educazione è un processo che consente di acquisire modelli comportamentali, scavalcando gli istinti, in modo da consentire al soggetto di vivere 'integrato' alla società di appartenenza. Ma non tutti i modelli o programmi comportamentali e culturali immagazzinati sono funzionali al nostro vivere in armonia con noi stessi, poiché ciascuno di noi dalla nascita è dotato di un proprio modo di essere, ben riflesso dalle forme del suo corpo. Se questo sistema o modo di essere viene costretto in programmi subconsci a noi disfunzionali, ecco che il corpo-mente ne registra gli effetti in sintomi e malattie. 

In conclusione, il desiderio che anima lo scrittore è quello di renderci consapevoli, attraverso la conoscenza dei meccanismi biologici, che, anziché essere vittime dei geni, siamo il più delle volte creatori inconsapevoli della nostra vita. Solo attraverso la consapevolezza, dunque la conoscenza, si può comprendere chi siamo e verso quale direzione ci stiamo muovendo.

Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri.
I tuoi pensieri diventano le tue parole.
Le tue parole diventano le tue azioni.
Le tue azioni diventano le tue abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi valori.
I tuoi valori diventano il tuo destino
.  
Mahatma Ghandi